Qualcuno poteva aspettarsi una gara soporifera, con il copione già scritto, con una fuga di pochi corridori ad animare la giornata, le squadre dei velocisti che controllavano e rientravano puntuali come un treno svizzero, e poi la volata coi grandi sprinter. E per come era iniziata la tappa sembrava essere proprio quello il filone: il coraggio di Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB), Andrea Pietrobon (Eolo-Kometa), Kamil Malecki (Lotto Soudal) e Matteo Jorgenson (Movistar), partiti in avanscoperta dopo nemmeno 5 km, era destinato a portare un nulla di fatto, perché il traguardo del GranPiemonte è troppo prestigioso perché i velocisti se lo facciano scippare.
L’unica postilla è rappresentata da una salita posta a 60 km dall’arrivo, Il Pilonetto, che però non spaventa più di tanto, perché lungo solamente poco più di 3 km e posto lontano dal traguardo. E poi, c’è davvero qualcuno che ha voglia di mettere il bastone tra le ruote a velocisti come Elia Viviani, Olav Kooij, Giacomo Nizzolo o Mark Cavendish? Suvvia, il destino della gara è già scritto e anche quest’anno, come l’anno scorso, sarà volata di gruppo.
Invece… invece sulla salita del Pilonetto è anarchia assoluta, il gruppo principale comincia a perdere pezzi, corridori escono come proiettili, provano ad inventarsi un attacco da lontanissimo, mentre davanti rimangono solo gli indomiti Jorgenson e Malecki. Attacca Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), attacca Marc Hirschi (UAE Team Emirates), attacca Wout Poels (Bahrain-Victorious), attacca anche Matej Mohoric (Bahrain Victorious). Viviani, Kooij e gli altri velocisti non possono proprio resistere a queste sfuriate e si vedono costretti ad alzare bandiera bianca.