Dopo l’arrivo per velocisti a Stupinigi del 2018, nel 2019 il GranPiemonte ha deciso fosse ora di ospitare gli scalatori.
In Piemonte le salite che hanno fatto la storia del ciclismo non mancano, e la scelta è caduta su un arrivo rimasto nella memoria di tutti grazie all’impresa di Marco Pantani al Giro d’Italia del 1999: il Santuario di Oropa. In quell’occasione il Pirata aveva avuto un incidente meccanico ai piedi della salita che gli aveva fatto perdere diversi secondi mentre davanti i suoi avversari scatenavano la bagarre.
Lui non si è scomposto; è ripartito, con tutta la squadra a scortarlo nei primi chilometri e poi se n’è andato da solo, mettendo in scena una delle rimonte più emozionanti che si ricordino.
Al GranPiemonte 2019, dunque, le aspettative erano alte, come era alto il livello dei partecipanti.
Presenti al via Vlasov, Landa, Martin, Rolland, il vincitore del Giro d’Italia Richard Carapaz e, soprattutto, il vincitore del Tour de France Egan Bernal.
La partenza era fissata ad Agliè e il percorso prevedeva un lungo avvicinamento pianeggiante attraverso il Canavese e la provincia di Biella alle due salite finali, quella verso Nelva e poi l’ultima, decisiva, fino ai 1142 metri del Santuario.
Che per gli avversari di Bernal sarebbe stata una giornata dura lo si è capito dalle prime rampe dell’ascesa di Nelva, quando il team Ineos si è messo in testa a fare la selezione.
Tutti, escluso Ganna che aveva lavorato nel tratto in pianura, a completa disposizione del capitano.
Quando poi si è arrivati all’inizio della salita di Oropa – più o meno lo stesso punto dove il Pirata ebbe quell’incidente meccanico – molti hanno avuto un déjà vu: la Ineos ancora schierata in forze con Bernal in rampa di lancio sembrava davvero la Mercatone Uno del 1999, unita attorno ad un Pantani pronto a scatenarsi.
E così, infatti, è andata.
Dopo l’ultimo sforzo del connazionale Sosa, Egan Bernal è scattato a due chilometri dall’arrivo, ben presto è diventato imprendibile per tutti gli altri e ha tagliato il traguardo del Santuario di Oropa in perfetta solitudine.
Replicando così un’altra grande impresa, riuscita nello stesso luogo vent’anni prima.