Chiusura
Vedi tutti
Loading...
Img canvas

Giovedì 10
Ottobre 2024

Tudor Partenza tra

G ::

Valdengo -

Borgomanero

altimetria

planimetria

info tecniche

Tracciato sostanzialmente pianeggiante nella prima parte (oltre 100 km) e poi mosso, articolato e con diverse difficoltà altimetriche fino al circuito finale. La prima parte, dopo il passaggio in Biella e Candelo, si snoda su strade di pianura tra le risaie a cavallo del Sesia. Giunti a Varallo inizia la sequenza di salite rappresentate dal Passo della Colma e dalle salite di Cremosina e di Traversagna. Dopo il passaggio sulla linea di arrivo si percorre un circuito (1 giro) di circa 11 km.
Ultimi km
Ultimi 11 km ondulati su strade di media larghezza con la presenza di diversi ostacoli del traffico (rotatorie, spartitraffico…) e arredo urbano. Ultimo chilometri in falsopiano leggermente a salire.

crono tabella

Percorso Strava

  • altimetria
  • planimetria
  • info tecniche
  • crono tabella
  • Percorso Strava

info turistiche

Città di:

partenza
arrivo

Valdengo

Panoramica

Valdengo è adagiata ai piedi delle montagne biellesi, con un territorio che si estende dalle verdi colline alla pianura, con variopinti appezzamenti coltivati.

Si presume che il prefisso “Vald-” (=foresta) voglia indicare “terra verde” e la desinenza “-eng” nei paesi in “-engo”, in piemontese “-eng”, indica un’origine germanica.

Dai primi nuclei abitativi, costituiti dai cascinali collegati tra loro da strade di campagna, in epoca tra gli anni sessanta e novanta si sono sviluppati gli attuali agglomerati urbani, e tale distribuzione sul territorio si percepisce anche oggi: infatti Valdengo non ha un vero e proprio “centro” ma è caratterizzato da numerose frazioni, sviluppatesi ai piedi del Castello.

Gastronomia

La tradizione enogastronomica di Valdengo è tipicamente biellese, con la particolarità di avere subito influssi veneti. Infatti tra gli anni ’50 e ’60 a Valdengo giunsero molte famiglie originarie del Veneto, tra cui anche alcuni degli sfollati della catastrofica alluvione del Polesine del 1951.  

Il piatto che si può dire rappresentativo per eccellenza della tradizione biellese è sicuramente la “pulenta cunscia”, una miscela di farina di mais e formaggi tipici cotta a lungo nel paiolo e con una corposa aggiunta di burro di cascina. Le valli biellesi producono una ricca raccolta di formaggi, dai quali emergono la toma ed il maccagno, ed i formaggini freschi, i “tumìn”. 

Nel passato i venditori di pesci provenienti dalla Liguria hanno trovato palati in grado di apprezzare i loro prodotti: la “bagna cauda”, con le acciughe vanta caratterizzazioni tipicamente biellesi, e “polenta e merluzzo” con merluzzo salato, cotto con cipolle è diventata parte dei pranzi di numerose famiglie locali. Dal territorio collinare, ricco di castagne, nasce la tradizione di utilizzare tale prodotto per piatti tipicamente locali. 

I salumi più tipici del territorio sono i “salam d’la duja” (conservati sotto grasso e preparati con carne suina, sale, pepe e, a volte, con vino rosso), i salami prodotti con carne bovina, carne d’asino, carne di capra e i “salam ‘d patata” nell’impasto dei quali sono aggiunte patate lessate e poco sangue. Originale è la “paletta”, un prosciutto la cui ricetta è stata tramandata fino ai nostri giorni dalla famiglia Marabelli, che ancora lo produce nella propria macelleria di Coggiola.  

Sono deliziosi i dolci: “turcit” (pasta di pane, burro e zucchero) “paste ‘d melia” (biscotti dolci con farina di mais), canestrelli, fragranti wafer con cioccolato e nocciole. 

Sulle colline valdenghesi è diffusa l’apicoltura, con la produzione di ottimo miele: di acacia, di robinia, di castagno, di tiglio, di rododendro, di tarassaco, di fiori di monte. 

Vino e Bevande

L’acqua che si consuma a tavola nel biellese è famosa per la sua leggerezza.

Anche la produzione di birra (prodotta a Biella dal 1846), è ai massimi vertici mondiali. Sul territorio biellese sono inoltre sorti numerosi microbirrifici, che producono birre di altissima qualità, pluripremiate nei concorsi d settore.

I vini biellesi vantano marchi D.O.C. quali Bramaterra, il Lessona, l’Erbaluce

Liquori di erbe di Oropa, Vin Brulé (vino in tegame con zucchero, cannella e chiodi di garofano, portato a bollore e infiammato) ed il Ratafià di Andorno coronano la qualità delle bevande locali. 

Punti d'interesse

  • Il castello: la prima notizia del castello risale attorno all’anno 1.000 ed il suo possesso si alternò tra vari casati. Verso la fine del XIV secolo tutta la giurisdizione di Valdengo si trovava in mano agli Avogadro. A loro si deve la trasformazione del rustico maniero precedente in un vero e proprio ricetto, capace di offrire protezione e difesa a tutta la popolazione. Nei secoli successivi il castello fu in parte alienato ad altre famiglie nobiliari e subì, durante le guerre tra il ‘500 e il ‘600, saccheggi e distruzioni, perdendo così ogni funzione difensiva ed assumendo quella di abitazione che conserva a tutt’oggi. Le facciate delle abitazioni sono decorate ed arricchite da fregi, arcatelle, fasce in cotto. Attraversando poi una seconda torre, sulla sinistra, c’è la cappelletta dedicata a Santa Caterina che ospita nell’interno pregevoli affreschi. La parte finale del castello è costituita dalla costruzione più vecchia del complesso, denominata “la casa del Barone”, restituita all’antica bellezza da un’opera di sapiente restauro.
  • La Chiesa parrocchiale di San Biagio: dedicata a San Biagio, sorge in collina, appena sotto il castello. È una chiesa barocca del 1600, costruita dopo la precedente della quale si vedono ancora gli archetti pensili di mattoni, risalenti alla fine del 1300. Nata certamente ad una sola navata è stata poi ampliata fino ad arrivare alle dimensioni attuali. Il suo interno ha via via accolto opere di artisti biellesi. Tra questi ricordiamo anche un valdenghese, Francesco della Riva che scolpì attorno al 1649 il pulpito. Nel 1665 la chiesa ebbe il suo fonte battesimale, ad opera di Giovanni Antonio Lace di Andorno. Il portale della chiesa, uno degli oggetti più belli venne scolpito da Giuseppe Comotto di Vigliano nel 1670. Nel 1664 la chiesa si arricchisce del primo portico ampliato poi nel 1846 quando acquisterà la forma attuale. L’altare maggiore e la balaustra vennero scolpiti nel 1789, mentre nel 1928 Gaetano Magnetti di Biella scolpì un grande baldacchino.
  • La Chiesetta di S. Andrea: la chiesetta di S. Andrea, la più caratteristica di Valdengo, è la seconda chiesa cluniacense del Biellese dipendente dal Monastero di S. Pietro di Castelletto Cervo. Viene citata negli scritti della bolla di Papa Lucio III del 7/9/1184. Ebbe un passato come cella claustrale di monaci benedettini. Dalla sua incantevole posizione in cima alla collina, con lo sguardo volto verso Quaregna Cerreto, l’Oratorio di S. Andrea, è un piccolo gioiello architettonico che i secoli ci hanno tramandato.
  • Oratorio dei SS. Lorenzo e Rocco alle Campagne: nasce da un’idea dell’allora arciprete Don Ferrarotti, per favorire il soddisfacimento dei doveri religiosi degli abitanti lontani dalla chiesa parrocchiale. Già in precedenza la Messa festiva veniva celebrata in un locale di proprietà della famiglia Perona. L’iniziativa di questa famiglia si concretizzò nella costruzione della chiesetta nel 1958, edificata dalla famiglia stessa in ricordo di Rodolfo Mario Perona. 

Borgomanero

Panoramica

Borgomanero è una cittadina moderna, con una spiccata identità storica e culturale: si presenta come sintesi equilibrata della varietà di paesaggi e degli orientamenti economici della zona, luogo di incontro tra realtà locali e l’influenza dei maggiori centri oltre-Ticino. La città si estende per 32,36 chilometri quadrati (l’altitudine media è di 308 metri sul livello del mare) sulle rive del torrente Agogna; 30 chilometri a nord di Novara della cui provincia fa parte. Attualmente gli abitanti sono oltre 21 mila. 

Il simbolo della città è la statua dell’Immacolata, risalente al 1721. 

Particolare importanza è il settore commerciale: da sempre centro importante ha nel mercato del venerdì, uno dei più antichi del Piemonte, il suo punto di forza. 

Il folcklore ha la sua massima espressione nella prima settimana di settembre con la “festa dell’Uva”. Nata come testimonianza della tradizione contadina, soprattutto legata alla viticoltura, la prima  edizione ebbe luogo nel settembre del 1936. Durante questo periodo due cittadini  vestono i panni delle maschere della borgo: la Sciòra Togna e la Carulèna, a cui il Sindaco consegna,  all’inizio dei festeggiamenti, le chiavi della città sino al termine della sagra. Tradizione, dalla fine dell’800,  è il “palio degli Asini” , una sfida tra contrade in groppa ai quadrupedi. 

Gastronomia

A livello enogastronomico, Borgomanero è parte del circuito delle città del Vino. Il piatto tradizionale è il tapulone, carne d’asino macinata e annaffiata nel vino. 

Il dolce tipico è il “brutto ma buono”, prodotto dal 1869 e realizzato con zucchero, chiara d’uovo e mandorle. 

Seguici
sui social
# granpiemonte
top sponsor
official partners
official suppliers